Le relazioni maltrattanti, per quanto differiscano nei dettagli una dall’altra, rispecchiano un andamento ben preciso, perfettamente descritto in letteratura come “ciclo della violenza”.
Il ciclo della violenza si articola in tre fasi:
Fase di crescita della tensione
In questa fase l’uomo inizia a cambiare atteggiamento, ad essere scontroso, più nervoso, oppositivo. la sua rabbia serve a stabilire il controllo ed il potere all’interno delle dinamiche di coppia, a limitare la sua partner in base a cosa è concesso e cosa non è concesso fare (come vestirsi, chi frequentare, l’atteggiamento da tenere …) ed aumenta di pari passo alla paura della donna. Molto spesso gli atteggiamenti non sono esplicitati, si traducono in manipolazioni o in silenzi che servono a punire la donna per aver fatto qualcosa che non doveva. La vittima cerca così di modificare il suo atteggiamento, di rispondere alle aspettative, per evitare l’escalation o svalutazioni.
Fase dell’aggressione
Questa è la fase in cui il comportamento maltrattante viene posto in essere. Va specificato che non sempre a questa fase corrisponde un agito fisicamente violento. Esistono infatti molte relazioni maltrattanti all’interno delle quali la violenza fisica non viene mai agita, ma in esse sono riscontrabili altre forme di maltrattamento ed individuabili le tipiche fasi del ciclo della violenza.
In questa fase la violenza viene agita per ripristinare il controllo sulla relazione, le motivazioni possono essere le più disparate e sebbene il maltrattante tenda sempre ad attribuire la responsabilità dell’agito violento al di fuori di sè, prevalentemente viene incolpata la partner o la causa viene comunque attribuita a fattori esterni, è bene specificare che la violenza è sempre una scelta esclusiva di chi la agisce.
è l’uomo che sceglie di utilizzare la forza, la prevaricazione, per imporre il suo controllo e la sua volontà, a prescindere da altre variabili.